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CESSIONE DEL QUINTO: vantaggiosa per le Banche, onerosa e rischiosa per i clienti!

Ti hanno proposto di sottoscrivere un finanziamento con cessione del quinto?

 

Siamo certi che al momento ti sarà sembrata la soluzione ai tuoi problemi di liquidità.

 

Non riuscivi a sostenere le rate dei precedenti finanziamenti o del mutuo, nessuno ti concedeva altro credito nonostante la casa di proprietà ed il lavoro fisso.

 

Poi ti hanno suggerito questa soluzione.

 

Hai quindi sottoscritto un finanziamento con cessione del quinto, sottovalutando gli oneri – economi e non – della misura, che non ti sono stati adeguatamente illustrati.

 

Oggi, terminata la disponibilità del prestito, ti trovi ancora a far fronte a problemi di liquidità.

 

Solo che, a differenza di prima, trovi il tuo stipendio decurtato alla fonte. E non puoi fare nulla.

 

L’inflazione, i costi energetici, magari un periodo di cassa integrazione: i costi aumentano e le tue entrate diminuiscono, e vengono decurtate ancora di più per effetto della cessione.

Diversamente dagli altri finanziamenti, non puoi sospendere il pagamento o interromperlo, magari revocando il RID.

 

COSA PUOI FARE?

 

Puoi fare accesso alle procedure di sovraindebitamento.

 

In materia di sovraindebitamento, è stata prevista la possibilità di falcidia e ristrutturazione anche dei debiti derivanti da contratti di cessione del quinto.

 

CON UN ESMEPIO POTRÀ ESSERE TUTTO PIÙ CHIARO.

 

Supponiamo che Tizio, debitore sovraindebitato e proponente il piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore, guadagni 1.500 euro al mese anche se di tale somma percepisca unicamente 1.200, pari alla sua retribuzione detratta della cessione del quinto dello stipendio (300 euro).

 

La quota residua disponibile dello stipendio (1.200 euro) potrebbe rendere eccessivamente difficoltosa la presentazione di un valido piano.

 

Ciò in quanto, detratte le spese per il sostentamento familiare, pari ad euro 800, residuerebbero unicamente 400 euro disponibili per il pagamento degli altri creditori.

 

In situazioni come queste, la cessione del quinto dello stipendio, riducendo la disponibilità mensile del proponente, ostacola la fattibilità del piano garantendo, in spregio agli altri, il solo creditore del contratto di finanziamento onorato tramite la cessione in commento.

DI COSA SI TRATTA:

È una particolare forma di finanziamento destinata a dipendenti (pubblici e privati) e pensionati.

 

Può essere richiesto fino a 75.000 euro e per un massimo di 10 anni; la legge prevede coperture assicurative obbligatorie in caso di morte o perdita del lavoro.

 

Prevede la restituzione del capitale richiesto con una trattenuta sullo stipendio o sulla pensione.

 

 

Il termine “cessione” indica che il rimborso viene fatto dal datore di lavoro (o dall’ente previdenziale nel caso dei pensionati) con trattenuta mensile direttamente dal reddito del richiedente, mentre l’espressione “del quinto” individua il limite dell’importo prelevabile, che non può superare un quinto dello stipendio o pensione (ma i lavoratori dipendenti possono farne richiesta due volte e impegnare quindi due quinti del proprio stipendio).

 

Spesso ha costi eccessivi rispetto ai prestiti personali, perché vengono aggiunti i costi di mediazione, le spese bancarie e le spese assicurative obbligatorie.

QUANDO VIENE PROPOSTA:

E’ lo strumento utilizzato dagli operatori finanziari quando il cliente è già fortemente esposto.

 

I finanziatori, prima di concedere questo prestito, dovrebbero valutare il cd merito creditizio di coloro che lo richiedono per tener conto della loro complessiva situazione economico-finanziaria.

 

In realtà spesso questo non viene fatto. A danno dei clienti, che di fatto accedono ad una misura per loro insostenibile.

 

È uno strumento estremamente vantaggioso per Banche e Finanziarie, sia perché il rischio di credito risulta mitigato dalla modalità di rimborso, nonché dalla obbligatorietà della presenza di polizze assicurative per il rischio di premorienza e di perdita di impiego.

 

Così vantaggioso che di recente il legislatore è intervenuto per consentire a banche e altri intermediari di ridurre i requisiti patrimoniali – cioè le risorse patrimoniali minime commisurate ai rischi che si assumono – a fronte di questi prestiti (modifica al Regolamento UE 873/2020). Ciò ha alimentato l’interesse degli operatori verso tale strumento e stimolato una maggiore offerta di questa importante forma di finanziamento per i consumatori.

 

A danno di questi ultimi!

IL RIMEDIO:

In materia di sovraindebitamento, è stata prevista la possibilità di falcidia e ristrutturazione anche dei debiti derivanti da contratti di cessione del quinto e la necessità da parte dell’OCC di indicare nella propria relazione se il finanziatore abbia tenuto conto del merito di credito del debitore nella fase di concessione del credito.

Con l’introduzione del comma 1 bis all’art. 8 della L.n. 3 del 2012 (oggi comma 3 dell’art. 67 CCII), il consumatore che propone il piano del consumatore ( oggi piano di di ristrutturazione dei debiti del consumatore), potrà prevedere la falcidia e la ristrutturazione dei debiti pagati con la cessione del quinto dello stipendio, del Tfr, della pensione e dalle operazioni di prestito su pegno.

Il debitore proponente potrà chiedere al giudice di revocare la cessione per ristrutturare il relativo contratto di finanziamento o, addirittura, per falcidiarlo.

Recuperando così l’intera disponibilità del quinto dello stipendio, del TFR, della pensione o dei prestiti su pegno, e destinare tale importo ai fini del Piano. Affrontando in tal modo la sua crisi economica.

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Avrai la possibilità di parlare DIRETTAMENTE E GRATUITAMENTE con uno dei nostri Consulenti che ti
consiglierà la procedura migliore per affrontare i tuoi impegni finanziari non più sostenibili.

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